Oltre ad essere da sempre ispiratore di leggende e miti, di usi e tradizioni in svariati campi, il mandorlo ha rappresentato un’entità importante anche e soprattutto sotto il profilo commerciale, per l’Italia, ed in particolare nella Sicilia meridionale. La posizione centrale della Sicilia nel Mediterraneo ha, da sempre, favorito i numerosi scambi commerciali fra i navigatori da Est ad Ovest.

In Sicilia la produzione di mandola ha avuto sempre un carattere predominante
rispetto alle altre produzioni agro-alimentari, e nonostante abbia subito un lento ma continuo declino in termini di superfici coltivate e di produzioni nell’ultimo ventennio, mantiene in ambito nazionale la posizione di preminenza detenuta nei secoli.
I dati aggiornati al 2010 rispecchiano ancora una notevole persistenza della realtà mandorlicola siciliana che si identificano in ben 15.087 aziende coinvolte nel settore mandorlicolo, ed in 21.000 ettari di produzione.
Nonostante i dati esposti rappresentino la persistente prevalenza di produzione di mandorla in Sicilia, le superfici coltivate hanno subito, rispetto al passato, un forte decremento.

La coltivazione di mandorla in Sicilia si concentra nelle aree principali del Siracusano e dell’agrigentino, mentre i restanti paesi siciliani
hanno un ruolo secondario in termini di produzione e coltivazione. Oggi anche in alcune zone dell’entroterra siciliano si coltivano diverse varietà di cultivar di mandorle.
Nonostante la situazione di grave crisi del settore, la coltivazione del mandorlo
continua a far parte della storia produttiva della Sicilia. La commercializzazione dl prodotto è riconosciuta nel mercato nazionale e internazionale in due categorie: mandorla siciliana e Mandorla di Avola, la varietà di pregio coltivata nell’areale della Sicilia Sud Orientale nel vasto e paesaggisticamente stupendo territorio del Val di Noto. Questo è il territorio di vocazione della mandorla Cv Romana, Fascionello e Pizzuta: la mandorla più pregiata al mondo.

L’agricoltura in Sicilia nell’800

La realtà della Sicilia dell’800 era ben diversa dalle regioni settentrionali, l’agricoltura era il settore di traino economico seppure la politica dominante, in mano all’aristocrazia, era del tutto conservatrice e tendenzialmente contraria a qualsiasi forma di ammodernamento delle tecniche e delle colture( ad esempio, la patata ed il mais che ebbero un forte innalzamento di domanda sui mercati in quel periodo ,e furono trainanti per l’agricoltura ,poiché rispondevano alle esigenze dell’industrializzazione, in Sicilia non furono neanche considerati).
Il mercato interno siciliano si basava ancora sugli scambi di bestiame e di cereali. Ma il settore cerealicolo subì nel corso dell’800 una forte crisi, analogamente al settentrione, l’accentuarsi degli scambi commerciali internazionali, aveva favorito l’importazione di grano russo e turco, causando un forte deprezzamento del grano interno.
Gli unici settori in via di espansione furono le colture della vite e degli agrumi e dell’olivo e della mandorla, che ebbero anche un notevole sviluppo.

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